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Lista teaser
Personaggi visualizzati: 6
#45 - Nadia, La sibilla dell'Estate (personaggio interpretato da F. M.)
Motto: Noi siamo quello che possediamo Provenienza: Corte del Giorno - Gruppo: I Veggenti del Tempo Perduto - Nazione: Umano - Genere: femmina
Teaser: La gazza è attirata dal lucore delle cose sotto il sole cocente dell'Estate, e spesso viene accusata di essere una ladra per la smania di rubare questi oggetti brillanti. Sembra quasi che questo animale soddisfi il desiderio di collezionare il lustro, nascosto nella provenienza di queste cose luccicanti, dei precedenti proprietari, dando per scontato che questi siano famosi.
Nadia, che una gazza non è, si comporta allo stesso modo, ma con strumenti diversi. Ella può osservare il passato degli altri con le carte segnate dal seme dei Denari, ma vedere soltanto le cose possedute, quelle che si stimano con l'oro delle tasche o con i sentimenti del cuore, quelle ottenute con il denaro o con il sangue. Ammira quei possedimenti andati perduti e che il proprietario ha dimenticato per non piangere più la loro scomparsa. E mentre li accarezza con la mente, Nadia con il cuore ne prova gelosia e li desidera nella speranza di trovare in quegli oggetti un frammento del suo passato che il tempo ha cancellato. D'Estate l'invidia per l'abbondanza del raccolto altrui colpisce anche il contadino più savio e più paziente. Nadia cerca la sua affermazione in quelle cose solide che sopravvivono alle ere, perché le fiabe non parlan mai di gente comune, ma di re dal castello argentato, di streghe dal calderone magico, di fanciulle dai mantelli che brillano ai raggi bianchi come il latte della luna. Ed ecco che si favella nuovamente di qualcosa che luccica, e il desiderio di Nadia ancor si infiamma.
E' la danza degli specchi, davanti ai quali la fanciulla con foga cerca se stessa sottraendo pezzi da mirabolanti personalità, abbagliata dal sole del meriggio, con il grave rischio, forse poco ponderato, di uscirne ancora più confusa e smarrita. Fino a che punto bisogna esser fedeli a se stessi se quel che si ha non ammette la soddisfazione? Dove sta il vero valore dell'autenticità? Qual è il limite morale di una gazza ladra?
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#46 - Cartesio, Il Pendolo perfetto della primavera (personaggio interpretato da F. P.)
Motto: Raccoglieremo, vita dopo vita, ciò che abbiamo seminato. Provenienza: Corte del Giorno - Gruppo: I Veggenti del Tempo Perduto - Nazione: Umano - Genere: maschio
Teaser: La perfezione dell'ordine è un pendolo dal moto continuo che scandisce ed unisce con la sua traiettoria due punti di un filo invisibile: in un capo vive la causa nell'altro l'effetto. La Storia è un libro antico che parla spesso di uomini virtuosi perseguitati da sventure, mentre criminali e malvagi impenitenti vivono beati, ricchi e senza paura. Perché quest'ordine visibile non ci spiega le ragioni di tale insensatezza? Ci deve essere un’altra dimensione in cui trovare le spiegazioni e rivendicare la nostra necessità di giustizia. E si potrebbe pensare che tal ricerca sia un atto a pervertire la natura giacché in essa non vi sono né ricompense né punizioni, ma solo conseguenze.
Cartesio l'ha imparato osservando la Primavera. Un'esplosione in fiori della vita pulsante e brulicante, un vortice di passioni e di rigogliose ricrescite, una danza amorale di lotta e sopraffazione scevra dal senso umano di equità, che a prima vista parrebbe caotica e senza regole. Eppure se tale stagione fosse senza disciplina sarebbe l'emblema della morte di una terra infeconda. Cartesio l'ha ben capito: ogni azione porta un frutto, buono, cattivo o neutro, immediato o dilazionato nel tempo.
E così con le sue carte segnate dal seme dei Fiori, questo fratello, che ricevette un sorriso di approvazione da un fauno, può scorgere nel passato le cause di ciò che è capitato alle persone. I più temerari eroi di ogni dove si son piegati davanti al suo responso quando hanno scoperto che i motivi per i quali le cose sono avvenute son dipesi dalle loro azioni, anche quando si parla di sventura o di sfortuna. Cartesio è una lama affilata che taglia il mondo in perfette porzioni, ordinate nel tempo e nello spazio, senza sbavature. Cartesio vede tutto come fosse un elaborato meccanismo di rotelle e leve, un complesso groviglio di formule matematiche, un preciso susseguirsi di movimenti che hanno senso grazie a quello precedente, tale da eliminare qualsiasi alibi di grazia o di fato.
In tal modo la coincidenza diviene una parola insensata poiché nulla esiste senza un’origine. Ma la comparsa del Nulla ha messo in crisi il sistema di Cartesio, perché nel niente non esiste effetto e causa, e ammettere questa inesistenza anche una sola volta significa che tale fenomeno è sempre possibile. E allora perché continuare a dare senso al mondo con questo estremo determinismo? Quale causale paura spinge Cartesio a non ammettere l'imperfezione? Quale sarebbe l'effetto se ora dovesse rivalutare tutto e trovare un altro paradigma denso di nuovi significati?
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#47 - Tobia, Il custode dell'Inverno (personaggio interpretato da A. L.)
Motto: Come deve essere freddo l’inverno per coloro che non hanno caldi ricordi Provenienza: Corte del Giorno - Gruppo: I Veggenti del Tempo Perduto - Nazione: Umano - Genere: maschio
Teaser: C’è sempre un fratello, in una famiglia numerosa, più rispettato e più autorevole per la sua saggezza o per la sua temperanza o ancora per la gelida disciplina del suo cuore. E’ come l’inverno per le altre stagioni: fa riflettere sull’anno appena trascorso, e prepara a quello che verrà per non cadere negli stessi sbagli.
Tobia l'innevato è il maggiore tra i suoi fratelli e, marchiato da un fauno per capriccio, oggi può svelare del passato soltanto gli errori, gli abbagli e le vicende più sfortunate. Non c'è ragione di stupirsi se molti temono ciò che le sue carte segnate dal seme della Freccia possono far riemergere dalle sabbie del tempo. Eppure quel che muove Tobia è il desiderio di proteggere, perché davanti al gelo invernale nessuno è mai davvero pronto. Il suo sguardo severo tradisce il suo animo comprensivo. Le sue mani ferme e decise mentre mescolano le carte non esprimono gli agitati sussulti del cuore all'idea che la sua famiglia possa spezzarsi e perdersi. La volontà ultima di ciò che ogni giorno l'Inverno compie e dice è quella di tener adunati i suoi affetti, poiché in passato un fratello, il settimo, si è smarrito. Tobia oggi strappa i petali delle ore, chiedendosi se avesse potuto fare altro per salvarlo, se avesse dovuto amarlo di più per tenerlo vicino. Un senso di colpa nero come la Corte che la notte governa e che ha accolto, forse per dispetto o per sfida, quel fratello dal numero dispari. Certi affronti non possono essere nascosti, neanche dalla neve che tutto copre nel gelido silenzio.
Tobia sa bene che quando fa freddo ci si stringe più stretti agli altri alla ricerca di un rassicurante tepore. Ma il posto accanto al suo è vuoto e lui lo osserva con un malinconico sguardo di attesa.
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#48 - Greta, L'eremita dell'Autunno (personaggio interpretato da m. f.)
Motto: Sembra solo pioggia, ed invece è ricordo Provenienza: Corte del Giorno - Gruppo: I Veggenti del Tempo Perduto - Nazione: Umano - Genere: femmina
Teaser: Le sirene, suonando lo spartito del mare, pizzicano i fili del cuore degli uomini. Greta non è loro figlia, eppure parimenti sembra avere la stessa facoltà. Alcuni lo chiamano dono altri maledizione poiché ella non auspica gli amori o i nemici in arrivo, ma vede quelli passati, quelli perduti, quelli dimenticati. Le sue carte dal seme delle Foglie possono muovere alle lacrime quando raccontano di quelle belle amicizie tramutate in ostilità, o di quelle passioni che il tempo ha cancellato.
Greta è l’autunno, è la celebrazione dei rumori, dei profumi e dei colori come a rispettare un antico impegno, e in questo modo insegna a lasciare andare le cose ormai morte e come parlare a quelle perse. Ma la sua grande preoccupazione si volge verso i suoi fratelli che per troppo tempo sono stati soli. Nessuno di loro sembra avere un amore per il quale sospirare, o un nemico per il quale ordire una vendetta. O semplicemente un amico con cui condividere i propri segreti inconfessati. Per loro non può tirare fuori niente dal passato, ma nel presente forse qualcosa può fare.
È così che Greta mantiene la promessa di oro e cremisi che tra i rami ha sancito con il Fauno. Tuttavia il suo petto è divenuto alcova di un pesante addio mai pronunciato, ma a chi e perché son misteri che neanche le Foglie sono in grado di svelare
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#49 - Oreste, Il saggio del Solstizio (personaggio interpretato da S. O.)
Motto: Senza inverno non c’è estate Provenienza: Corte del Giorno - Gruppo: I Veggenti del Tempo Perduto - Nazione: Umano - Genere: maschio
Teaser: Nei giorni dei solstizi la durata del giorno e della notte raggiunge il massimo della sua espanzione. E se d'estate è il momento in cui il buio inizia a vincere sulla luce, d'inverno il sole ha la sua rivincita. I saggi delle fronde sanno che l'uomo e le sue vicende seguono lo stesso andamento. Una salita e una discesa. Un cambio drastico nel bene e nel male. Esiste sempre un momento di svolta, un passaggio, un consiglio o un'intuizione portata dal vento.
Da dove arrivi la magnificente saggezza di Oreste è un mistero. Forse arrivò dal ciclo dei campi che suo padre ha coltivato. Oppure da una fauno, quello che in una notte di giugno gli sussurrò parole segrete dal gusto di miele e di fiele. Ora Oreste con le sue carte segnate dal seme della Luna vede nel passato quel momento pari al solstizio che ha segnato la vita delle persone. Vede il momento della virata. Alcuni dicono di aver visto una paladina dalla ferrea giustizia scappar via da un responso di Oreste madida di sudore e bianca nel volto dopo aver appreso e ricordato che in passato, ben prima di essere un'emissaria della legge, commise efferati e sanguinosi misfatti.
Oreste non ne fa un segreto, e quel che più gli sta a cuore è rovesciare sempre la medaglia, perché è così che si sopravvive alla piatezza della fissità delle cose. Non c'è evoluzione senza uno stravolgimento, ma che sia ben compreso e ordinato nel suo incedere. E a ragion veduta di questi presupposti, la rigità delle regole che disciplinano la vita nella Rocca ad Oreste inizia a star stretta. Ed ecco nascere sul suo viso un cenno di fastidio... lo stesso che in passato sbocciò poco prima che la sua famiglia, i suoi fratelli e la sua casa vennero stravolti dall'arrivo del Nulla.
Oreste si guarda intorno e si rincuora nell'apprendere quante sfumature esistono in questo mondo, e si compiace non poco quando a svelarle è lui stesso. Poi capita di fermarsi davanti ad uno specchio, e quel che osserva è un uomo vestito con lo stesso abito da sempre, con una luce negli occhi immutata, con idee ferme e imprigionate in una stasi simile a quella di un ghiaccio eterno. Prima a poi l'evoluzione degli altri lascerà Oreste indietro? E' forse arrivato il momento di cambiare lui stesso? Se la risposta è sì, che cos'è questa sensazione di paura che blocca i piedi quando il passo successivo poggia su un terreno nuovo come fosse vuoto?
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#50 - Ipazia, La folle dell'Equinozio (personaggio interpretato da C. C.)
Motto: Ascolta. Provenienza: Corte del Giorno - Gruppo: I Veggenti del Tempo Perduto - Nazione: Umano - Genere: femmina
Teaser: Nei giorni degli equinozi la durata del giorno è uguale a quella della notte. Ci vuol allora un guizzo di follia per destar la piattezza di tale tempo. E' la guisa dell'imprevisto che dona sapore al cibo di oggi. E' l'indeterminabile che ruga la fronte dei saggi contemplatori delle sfere del mondo. E' il non senso che rende sensatezza alle faccende della vita.
Ipazia, in parte giullare, in parte dispensatrice di filosofia, ammette nel ventaglio delle sue possibilità solo ciò che non è stato determinato. E pare divertita quando, con le sue carte segnate da tutti i semi in maniera caotica, legge del passato avvenimenti improbabili, disordinate vicende, fatti che parrebbero essere senza senno. Parrebbero, ripeto. E vorrei dimostrartelo or ora, tu che leggi queste righe che a comporle son proprio io, Ipazia. Che cambio drastico di prospettiva! E son sicura che tu ti stia chiedendo se io son stata sincera, o quale verità portano le prime righe scritte come un neutrale osservatore. Caro lettore, io ti ho osservato e ho visto nei tuoi occhi una prima tranquillità tramutata in incredulità quando mi son rivelata. Lo so, io lo comprendo. Il potere forte dell'imperfezione. Io lo ammiro e lo esalto. La paura di ciò che è sconosciuto perché imperscrutabile, l'imprevedibilità dei moti, l'onda anomala di un mare nella calma piatta.
Giunge poi il momento delle domande. Arriva quando a sparigliar le carte son stata proprio io. Io che nella linea irregolare della vita vedo il senso stesso della vita. Con desolazione non posso che constatare che la mia linea è dritta come la lama forgiata dai Fabbri Silenti. Dovrei forse diventar cieca o stupida per avanzar nel buio, come fai tu, perché è quello che desidero? Io ti invidio e ti amo allo stesso tempo. Ti odio e ti vorrei baciare per gustare anche solo per un attimo quella stretta al cuore quando l'impensabile si presenta.
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